Si sarebbe dovuto tenere ieri, domenica 26 maggio, presso il Centro Culturale Veritas, l’incontro di riflessione sulla centralità di Trieste nel contesto geopolitico attuale. Per impegni improrogabili di Toni Capuozzo e Zeno D’Agostino, l’incontro è stato rimandato a data da destinarsi.
Punto di partenza per la conversazione che doveva tenersi al Veritas è il libro distopico “2027 – LA GUERRA PER IL PORTO FRANCO DI TRIESTE – La ‘Guerra Mondiale a Pezzi’ da Odessa al Mar Rosso fino a Trieste” di Paolo Deganutti.
Questo racconto di “fantageopolitica”, scritto da un ipotetico futuro, tratta di alcuni drammatici eventi – immaginari – avvenuti nel 2027, esplorando le loro radici geopolitiche, storiche e culturali.
Zeno D’Agostino, nell’impossibilità di partecipare, ha inviato il messaggio che segue:
Il libro
Un convoglio commerciale diretto a Trieste, scortato militarmente, viene visto dagli Stati Uniti come una violazione delle sanzioni occidentali, degenerando in uno scontro navale.
Trieste è coinvolta in azioni di spionaggio e sabotaggio, mentre la situazione intorno a Taiwan peggiora a causa di incidenti legati alle armi autonome.
Il libro intreccia la storia geopolitica con le vicende personali di un gruppo di giovani, tra paura, amore e speranza, desiderosi di pace e libertà. Tuttavia, i fantasmi delle Guerre Mondiali passate riecheggiano e si riallacciano a quanto accaduto poche generazioni fa.
Echi dal passato e dramma del presente
L’autore cita Winston Churchill: “Prima di iniziare un combattimento, assicurati di avere la lingua ben affilata”, sottolineando l’importanza della retorica nel preparare e dirigere gli eventi.
Il discorso di Churchill del 5 marzo 1946, in cui menzionava Trieste come linea di demarcazione tra Ovest ed Est, ha segnato l’epoca della Guerra Fredda.
Oggi, i leader europei, sostenuti dai media, parlano apertamente di una guerra sul suolo europeo e di una corsa agli armamenti, discorsi che fino a poco tempo fa sarebbero stati impensabili.
La popolazione, non percependo appieno i rischi, ignora quanto questa deriva possa influire sulla vita quotidiana.
La Trieste di oggi
Trieste, con la sua storia complessa e il porto internazionale, è un microcosmo delle tensioni globali. Il 90% delle merci movimentate dal porto è destinato all’Europa, e solo il 10% all’Italia. La città è un crocevia tra i mondi latino, slavo e tedesco, periodicamente al centro delle tensioni geopolitiche.
Da un lato, gli Stati Uniti desiderano il porto come avamposto NATO, dall’altro, alcuni difendono il suo status di porto franco aperto a tutti.
Trieste, cuore pulsante dell’Impero Asburgico e legata a Odessa, è stata attraversata da tragedie del Novecento: dai funerali di Francesco Ferdinando alla presenza nazista e alle guerre jugoslave degli anni ’90.
Oggi, Trieste continua a essere un sismografo delle tensioni internazionali. La crisi del Mar Rosso ha ridotto del 27% il traffico container nel porto giuliano. Il Transalpine Pipeline, vitale per Germania, Austria e Repubblica Ceca, è un esempio delle connessioni strategiche di Trieste.
Gli Stati Uniti temono che il porto diventi un terminal della “Nuova Via della Seta” marittima cinese, vedendolo come un rischio per la sicurezza. Inoltre, la presenza della tedesca HHLA, in collaborazione con la cinese Cosco, ha sollevato preoccupazioni.
La crisi del 2024
La “Questione di Trieste” è tornata alla ribalta, mentre l’Europa si trova in difficoltà nello scontro tra Stati Uniti e Oriente. La crisi mondiale del 2024 e il caos crescente evidenziano l’inefficacia delle forze navali occidentali contro la guerra asimmetrica degli Houthi e il conflitto in Medio Oriente che coinvolge i Balcani. In Ucraina, la carenza di munizioni e uomini favorisce l’avanzata russa fino a Odessa e alla Transnistria.
La tensione è alta anche nel Baltico. L’alleanza tra Russia, Cina e Germania, basata su interessi comuni, minaccia la supremazia americana. La Germania, in recessione, cerca di ripristinare il suo modello economico basato sull’energia russa, compromessa dal sabotaggio del gasdotto Nord Stream.
Nasce così una “coalizione eurasiatica multipolare”, mentre il porto di Trieste, con il suo status di Porto Franco Internazionale, diventa un punto focale.
(Rielaborazione del testo da https://pluralia.forumverona.com/a/trieste-2027-porto-franco-in-un-romanzo-distopico/)
Paolo Deganutti
Paolo Deganutti è nato a Trieste nel 1952, ha gestito per oltre 3 decenni una libreria a Trieste. Giornalista pubblicista, è iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1977.
Ha scritto vari articoli pubblicati sulla rivista di geopolitica Limes. Tra questi: “Il porto franco di Trieste piace a Mitteleuropa e Cina. L’ Italia è altrove” Limes n.4 – 2017; “Siamo tornati agli splendori asburgici: conversazione con Zeno D’ Agostino presidente dell’ Autorità portuale del mar Adriatico orientale” Limes n.4 – 2017 ; “L’ irriducibile alterità di Trieste” Limes n.10 -2019.
Suoi sono diversi articoli sanche ull’edizione online di Limes: “Il Porto Franco di Trieste è realtà: non sprechiamola” 14/09/2017; “Trieste come snodo europeo delle nuove vie della seta, da ipotesi a realtà” 20/09/2018; “Il ruolo internazionale del Friuli Venezia Giulia è un vantaggio per l’ Italia. Conversazione con Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia”, 18/10/2018.
Ha organizzato numerosi convegni di geopolitica con il Limes Club Trieste e il Club Geopolitica Trieste di cui è uno degli animatori.