Si sono aperti nel segno dell’Europa gli incontri del programma 2018-2019 del Centro Culturale Veritas “Glocal 4.0”. Mercoledì 26 settembre è stata ospite del Centro Luisa Chiodi, direttrice dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e Centro per la Cooperazione Internazionale.

Sono intervenuti Štefan Čok, presidente del Centro di Studi Economici e Sociali Dialoghi Europei di Trieste e Gianfranco Schiavone, presidente ICS, Consorzio Italiano di Solidarietà e vicepresidente di ASGI, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione.

Con la guida dell’infaticabile Luisa Chiodi, nel corso del laboratorio i numerosi intervenuti si sono confrontati sul rapporto tra l’Unione europea e i suoi cittadini, in vista delle elezioni per il rinnovo del Europarlamento, che si terranno a fine maggio 2019.

La traccia di lavoro era costituita dai materiali del corso “Il Parlamento dei diritti”, un progetto cofinanziato dal Parlamento europeo e realizzato dal OBC Transeuropa in collaborazione con CEJI – A Jewish Contribution to an Inclusive Europe.

L’Europarlamento è una macchina complessa; è l’unica istituzione europea i cui membri sono eletti tramite suffragio universale diretto ogni 5 anni. È composto da 751 parlamentari europei provenienti dai 28 Paesi membri, in numero proporzionale alla loro popolazione. Rappresenta i 508 milioni di cittadini che fanno parte dei 28 Paesi membri. Ma al prossimo appuntamento elettorale non ci saranno più gli eurodeputati britannici.

Tuttavia il Parlamento europeo non è un organo legislativo a sovranità completa, in quanto delibera in codecisione con il Consiglio europeo, composto dai capi di Stato o di governo degli Stati membri, dal suo presidente e dal presidente della Commissione.

Il limite del Parlamento è quindi la politica dei singoli Stati membri, che votano le decisioni nel Consiglio. In questa sede, le proposte del Parlamento possono naufragare contro gli scogli degli interessi nazionali.

A tale proposito, è stata illuminante la testimonianza di Gianfranco Schiavone, che ha portato a esempio la riforma del Regolamento di Dublino su rifugiati e richiedenti asilo.

Lo stesso Schiavone, con i suoi collaboratori, aveva predisposto un “articolato” che l’Europarlamento ha votato e accolto. In sede di Consiglio europeo però non è stata raggiunta le maggioranza qualificata necessaria per l’approvazione.

La novità “rivoluzionaria” della proposta stava nel fatto che il Paese di primo ingresso da rilevante sarebbe divenuto irrilevante, perché il territorio dell’Unione sarebbe considerato privo di frontiere interne, cosa che di fatto avviene per i cittadini europei con il Trattato di Schengen.

Secondo la proposta, i richiedenti asilo entrati da qualsiasi frontiera UE sarebbero stati poi ripartiti fra i singoli Stati nazionali secondo un mix di criteri, quali popolazione e reddito degli stati UE e legami familiari dei cittadini extracomunitari, conoscenza della lingua di uno Stato membro ecc.

Se al momento il tema più sentito – e quello su cui più si concentra l’agenda di notizie – è quello dell’immigrazione, molti altri, e di grande rilievo, sono i campi di competenza del Parlamento: occupazione, politiche sociali, ambiente ed agricoltura, tanto per citarne alcuni.

Di seguito alcune foto della serata.