Mercoledì 8 novembre alle 18.30 si svolge al Veritas l’incontro “Paolo Dall’Oglio S.I. : la profezia messa a tacere”.

Interverranno Riccardo Cristiano, giornalista; Nader Akkad, imam di Trieste; Paolo Parisini, Sant’Egidio Trieste; Flavia Crisma, Associazione Amici di Deir Mar Musa.

Il 29 luglio 2013 Paolo Dall’Oglio è stato rapito in Siria. E di lui non si hanno più notizie attendibili, anche dopo la riconquista di Raqqa dalle mani del sedicente “Stato islamico”.

L’incontro al Centro Veritas è dedicato a tenere vive le parole e la testimonianza di padre Paolo. Ma pure a nutrire la speranza del suo rilascio, e che possa passare di nuovo a Trieste.

Il gesuita fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa in Siria, ormai espulso dal suo Paese di adozione, era giunto al Centro Veritas il 28 ottobre 2012 per tenere un intervento su “La rivoluzione siriana ci interpella”.

L’imminente incontro al Veritas nasce inoltre per dare eco al lavoro di Riccardo Cristiano, vaticanista del GR RAI fino a pochi mesi fa. Egli ha coordinato la nascita dell’Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio per difendere e diffondere il messaggio di padre Paolo e la sua testimonianza contro i totalitarismi “laici” e “religiosi”.

Riccardo Cristiano ha raccolto, nel volume Paolo Dall’Oglio. La profezia messa a tacere (San Paolo, 2017) i contributi di Nader Akkad, Paolo Branca, Laura Silvia Battaglia, Massimo Campanini, Pierluigi Consorti, Antoine Courban, Riccardo Cristiano, Asmae Dachan, Stefano Femminis, Shady Hamadi, Marco Impagliazzo, Luciano Larivera, Federico Lombardi, Adnane Mokrani, Amedeo Ricucci, Lorenzo Trombetta.

Rilanciamo le parole di Antoine Courban, docente all’Università Saint-Joseph dei gesuiti libanesi, che fa sue le parole forti e attuali di padre Paolo: “I cristiani di Siria possono vivere nel loro Paese, che è tale da più di duemila anni, in pace con i musulmani, loro fratelli e loro vicini”.

Riccardo Cristiano, da noi raggiunto ed interpellato sugli ultimi avvenimenti in Siria e le possibili ripercussioni sulla vicenda di Dall’Oglio, ha detto che “la caduta di Raqqa non vuol dire nulla: la detenzione di padre Paolo in quella città è solo una delle mille ipotesi. Potrebbe essere stato portato ovunque. Gli ambienti, i gruppi e le persone che si muovono in quei contesti non rispondono a logiche comprensibili per noi”.

“Gli eventi degli ultimi anni – prosegue Cristiano – fanno capire quanto fosse profetica la presenza di padre Paolo a Raqqa nel 2013. La città era un laboratorio di tanti possibili sviluppi, di speranze e incubi. Dall’Oglio aveva intuito che gli incubi erano più grandi delle speranze”.

Sull’eredità di Paolo Dall’Oglio, Riccardo Cristiano individua due filoni: il primo è quello di fare di tutto per preservare l’unità nazionale, quindi ricostruire rapporti di solidarietà e fiducia all’interno della società siriana. Una Siria divisa resterebbe una zona di conflitto permanente.

“In secondo luogo – prosegue Cristiano – capire che dopo l’ISIS potrebbe arrivare di peggio: la sua sconfitta militare è diversa dalla sconfitta culturale. Nel futuro potrebbero sorgere realtà molto più radicali”.

“Il ruolo di comunità come quella di Deir Mar Musa – conclude – è di operare una paziente ricucitura a partire dai bisogni materiali e spirituali. Coinvolgere i cristiani della diaspora e quelli rimasti, che sono una presenza minoritaria ma diffusa ovunque, nella complessa ricomposizione della società civile, operando per l’armonia e il superamento delle contrapposizioni”.

Flavia Crisma, esponente dell’Associazione Amici di Deir Mar Musa, porterà la sua testimonianza diretta, avendo frequentato il monastero di Deir Mar Musa al-Habashi (Monastero di San Mosè l’Etiope) nella primavera del 2011.

Ecco cosa ci ha raccontato: “Ho avuto la grande fortuna di vivere in Siria, per motivi di studio, da marzo a giugno del 2011. Ho soggiornato a Mar Musa: è stata un’esperienza di ospitalità e spiritualità mai vissuta altrove. In pochi mesi tuttavia la situazione è precipitata. Già nel periodo della mia permanenza, i pellegrinaggi al monastero, di norma affollati di donne e uomini locali e stranieri, si andavano via via assottigliando”.

“Per quanto riguarda la vocazione della comunità monastica, che ha un carattere internazionale ed ecumenico, questa si fonda su quattro pilastri: la vita contemplativa, il lavoro manuale, l’ospitalità nello stile di Abramo e l’aspirazione a costruire l’armonia islamo-cristiana”.

“L’Associazione Amici di Deir Mar Musa – ricorda Flavia Crisma – è nata con lo scopo di sostenere in ogni modo i monaci. Il monastero è meta di pellegrinaggi anche nella difficile situazione attuale. Coloro che giungono a Mar Musa chiedendo aiuto, materiale e spirituale, sono sempre ascoltati”.

Per saperne di più, segnaliamo due toccanti servizi che la RAI ha curato in occasione della ricorrenza dei quattro anni dalla scomparsa di padre Dall’Oglio:

www.rainews.it/dl/rainews/media/Padre-Paolo-Dall-Oglio-Gentiloni-continuiamo-a-sperare-Mattarella-tempo-non-attenui-ricerca-verita-19cc2590-680f-4ce1-9b30-9f2e3d6f54a5.html

www.tg2.rai.it/dl/tg2/rubriche/PublishingBlock-8f49a286-7527-4264-9979-72b4aca618d8.html

Sul monastero di Deir Mar Musa:

https://magis.gesuiti.it/gruppo_aderente/associazione-amici-deir-mar-musa/

http://www.deirmarmusa.org/taxonomy/term/1