L’abuso spirituale è un vero e proprio tradimento delle relazioni di fiducia che si instaurano nell’ambito delle comunità e delle istituzioni religiose.
Così ha esordito p. Luciano Larivera S.J. nella conferenza, molto seguita e partecipata, su questo tema di scottante attualità, svoltasi il 31 gennaio al Centro Culturale Veritas.
Si tratta di un fenomeno complesso che, in sintesi, si verifica quando l’autorità spirituale o religiosa viene sfruttata per manipolare, controllare o danneggiare le persone.
Questo tipo di violenza psicologica può verificarsi in diverse tradizioni spirituali e religiose e può assumere molte forme.
Qui il podcast della conferenza:
L’attenzione delle diocesi del Triveneto
«La sensibilità verso il fenomeno dell’abuso spirituale – ha detto in una recente intervista don Gottfried Ugolini, coordinatore del Servizio interdiocesano del Triveneto per la prevenzione e la tutela dei minori da abusi sessuali e da altre forme di violenza – sta crescendo, ed è una sfida notevole a rivedere e a riflettere sui ruoli di autorità e di potere in tutti gli ambienti della Chiesa: il parroco, il vescovo, il superiore di un istituto religioso, ma anche il capogruppo o il responsabile nelle aggregazioni laicali».
«Alla base di ogni abuso, anche quello spirituale – sono sempre le parole di don Ugolini – c’è un uso inappropriato del potere della propria autorità, impiegato non per lo svolgimento delle mansioni assegnate, ma per gratificare i propri bisogni a scapito della persona di cui ci si dovrebbe occupare».
L’abuso spirituale è al contempo un abuso psicologico e un abuso di coscienza: «Può avvenire perché qualcuno viene costretto a credere o a fare qualcosa a nome di Dio. Nelle relazioni asimmetriche di accompagnamento e di direzione spirituale, chi abusa, invece di aiutare la persona ad affrontare i suoi problemi, a prendere autonomamente le proprie decisioni e a favorire la sua libertà, di fatto ne assume invece il comando».
Spesso l’abusatore spirituale esige il controllo assoluto: «Può imporre certe prassi religiose, prescrivere pellegrinaggi o un certo numero di preghiere – conclude Ugolini – ma soprattutto chiede alla persona di condividere con lui ogni dettaglio della sua vita privata, anche cose che non riguarderebbero la confessione, la direzione spirituale o il colloquio pastorale, fino a creare dipendenze e legami che maturano nello sfruttamento economico o lavorativo».