Nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola Lavoro, che noi studenti della IV E del Liceo Petrarca di Trieste stiamo svolgendo presso il Centro Veritas, in occasione della conferenza “La pratica buddhista non violenta del popolo tibetano” abbiamo avuto l’opportunità di intervistare uno dei due relatori.

Alessandro Groppo Conte, consigliere dell’associazione Italia-Tibet dal 2015, ma membro dal 2005 si occupa della situazione politica fra il Governo Tibetano in esilio e la Repubblica Popolare Cinese, promuovendo al contempo la conoscenza e la valorizzazione della cultura tibetana.

L’associazione, nata nel 1988, sostiene il lavoro dal Dalai Lama e del suo Governo in esilio affinché al popolo tibetano venga riconosciuta l’indipendenza e garantite le fondamentali libertà civili.

Com’è nata l’idea di fondare l’associazione Italia-Tibet?

È nata da un gruppo di soci di Milano e Firenze per aiutare concretamente il Tibet, dal quale arrivavano pessime notizie su ciò che stava accadendo. Lo scopo era di sollevare l’opinione pubblica, far sentire la voce dei tibetani in esilio e soprattutto fare pressione sui politici italiani e stranieri. Mente ispiratrice fu Fosco Maraini, tibetologo e docente universitario, che fece partire questa associazione a livello nazionale. Attualmente è composta da un consiglio di gestione e da quasi mille soci e si occupa anche di aggiornare un sito web con le ultime notizie dal Tibet. Diamo la possibilità a chiunque di scaricare articoli, foto e video. Per rimanere al passo con i tempi, l’associazione gestisce anche una pagina Facebook dal nome “Torce umane in Tibet” con 4.000 iscritti da tutto il mondo.

In concreto come funziona e di che cosa si occupa l’associazione?

L’Associazione è sia un’organizzazione culturale, perché promuove la conoscenza delle tradizioni tibetane organizzando mostre, conferenze, dibattiti e pubblicando libri; sia un’organizzazione politica che collabora in stretto contatto con il governo tibetano in esilio a Dharamsala in India e il suo primo ministro Kalon Tripa. L’obiettivo è realizzare campagne mediatiche, promozionali, informative e di denuncia sull’attuale situazione in Tibet. L’Associazione è inserita in una rete internazionale denominata “International Tibet Network” e composta da 150 membri. I partecipanti collaborano, a livello mondiale, per portare a compimento le varie iniziative utili a sensibilizzare la Cina affinché la vita in Tibet sia governata nel pieno rispetto dei diritti civili, economici e culturali.

Come sono i vostri rapporti con le autorità di Pechino?

L’associazione Italia-Tibet non ha rapporti diretti con il governo cinese. I nostri membri hanno soltanto partecipato, come uditori, ad alcune conferenze organizzate da ambasciatori cinesi che hanno rivelato posizioni in netto contrasto con i nostri giudizi: la Cina rimane ferma nelle sue convinzioni senza ammettere che la politica condotta in Tibet non rispetta i diritti umani. Pertanto, non solo il popolo tibetano è ancora privo della libertà di espressione e di religione, ma anche l’ambiente naturale viene sfruttato e inquinato.

A livello personale com’è nato il suo interesse per il Tibet?

Penso che sia una cosa “karmika” cioè scritta nel destino. Fin da piccolo, in casa, ho sempre visto oggetti tibetani e sentito la parola “Tibet”. Avevo anche un cane di razza Lhasa Apso, di carattere duro e testardo, al quale mia mamma faceva le treccine poiché il pelo lungo gli cadeva sugli occhi. Inoltre, in casa avevamo un quadro della divinità tibetana Tseringma, protettrice della città di Lhasa, regalatoci da un amico di mio padre al ritorno dal suo primo viaggio in Tibet negli anni 80. In questo periodo, la regione, aprendosi al turismo internazionale, ha incrementato l’afflusso di visitatori. Grazie alla mia esperienza nell’editoria, inoltre, sono entrato in contatto con autori che scrivevano sul Paese e mi hanno permesso di approfondire il tema. Anni dopo sono entrato a far parte dell’associazione Italia-Tibet che quest’anno compirà 30 anni.

In cosa consiste il suo ruolo da consigliere?

Ogni consigliere gestisce la propria area di competenza che corrisponde al territorio da cui proviene. In Italia sono presenti sette consiglieri che però non riescono a coprire tutte le venti regioni. Due dei nostri compiti sono: coadiuvare il presidente dell’Associazione e invitare o accogliere il Dalai Lama. A Sua Santità quest’anno verrà conferita la cittadinanza onoraria dal comune di Fano e la laurea ad honorem dall’Università di Urbino. Noi siamo un partner privilegiato di questo incontro, dato il nostro contatto permanente con l’amministrazione centrale a Dharamsala. Tornando al mio impegno, mi occupo del Friuli Venezia Giulia e collaboro con altre associazioni per creare eventi. Ad esempio, nel 2005, con la fotografa triestina Miriana Bonazza ho realizzato, a Cividale, una mostra sul Tibet dal titolo “Preghiere nel vento”. Il mio contributo specifico a livello culturale è stata l’organizzazione di serate e dibattiti. Erano presenti anche diversi miei conoscenti che hanno suonato le campane tibetane. Lo scopo era arricchire l’offerta formativa della mostra fotografica.

Nel concludere la nostra intervista condividiamo con Alessandro Groppo Conte l’importanza che la società occidentale sia più informata sulla storia e sulla cultura orientale. Solo così è possibile comprendere le ragioni e le dinamiche dell’attuale situazione tibetana.

 

A cura di Martina & Martina – IV E (linguistico) del Liceo Petrarca