In questo articolo presento la conferenza dello scorso 23 ottobre con un titolo ben esplicativo: il contrasto alla corruzione come fattore di sviluppo. Sono Luca Alberti, studente di IV liceo scientifico al Galilei di Trieste in alternanza scuola lavoro al Centro Veritas.

 

Alberto Vannucci e Marina Osenda (coordinatrice regionale di Libera) 

Di anti-corruzione ha parlato Alberto Vannucci, docente di Scienze politiche all’Università di Pisa, che il giorno dopo ha ripresentato il tema nell’Aula Magna del Liceo Dante a circa 80 studenti.

 

Alberto Vannucci al Liceo Carducci-Dante con p. Luciano Larivera

Il relatore è uno dei maggiori esperti sul tema, per questo è membro dell’Ufficio di Presidenza di LIBERA. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo Atlante della corruzione (2012) e il recentissimo lo Zen e l’arte della lotta alla corruzione (2018). Ma soprattutto ricordiamo che Vannucci è l’ideatore e il direttore del Master in “Analisi prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione”.

Tre sono stati i punti fondamentali della relazione: che cos’è la corruzione, perché è di ostacolo allo sviluppo, quali strumenti abbiamo per affrontarla.

Vannucci ha articolato passo passo una definizione che inquadra il complesso sistema della corruzione. Ha iniziato mostrando l’immagine del celebre affresco di Ambrogio Lorenzetti esposto al Palazzo Pubblico di Siena: “Allegoria del cattivo governo”. Il dipinto raffigura al centro il governo malvagio e corrotto, rappresentato con un volto demoniaco, i cui effetti sono una città e una campagna vittime di carestie, saccheggi e miseria.

Il codice penale all’articolo 318 così definisce il colpevole di corruzione: “Il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa è punito con la reclusione da uno a sei anni” (ovviamente esiste anche una corruzione tra privati). Tuttavia questa e le altre definizioni fornite dalla legge non bastano per comprendere il fenomeno delle reti di corruzione sistemica. E Vannucci  ha fornito una propria descrizione sintetica: “la corruzione è la modalità con la quale i pochi si accordano per appropriarsi dei beni della comunità”.

L’articolo 54 della Costituzione lo rimarca affermando: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Il rapporto fiduciario qui evocato, infatti, attiene anche al campo della corruzione che è il tradimento di questo rapporto cittadino-istituzione.

Il professore ha ricordato poi la pena che venne data nel XXI canto dell’Inferno dantesco ai corrotti (vv 1-21). Essi venivano sprofondati, per effetto della legge del contrappasso, nel nero catrame ossia il contrario della trasparenza. A Dante si deve anche il merito di aver dato un’ottima aggettivazione al fenomeno tramite un ossimoro: “mirabilmente oscura”.

Per affrontare il secondo punto in discussione, perché la corruzione sia di ostacolo allo sviluppo, Vannucci ha mostrato diversi grafici che mettono a confronto il Corruption Perception Index/CPI (Indice di corruzione percepita) con altri dati riguardanti la società. Tra i vari indicatori possibili, il CPI, stilato dalla University of Passau, è la stima che riesce meglio a pesare il fenomeno in ogni Stato.

Nel Corruption Perception Index 2017, l’Italia figura al 54° posto su 180 Stati (quartultima tra i Paesi dell’Unione europea). Questo dato è stato raffrontato con altri indicatori socio-economici allo scopo di spiegare i circoli viziosi in cui la corruzione è invischiata: il tasso di inefficienza degli enti pubblici, il dissesto finanziario degli enti locali, il livello di investimento delle imprese nel campo della ricerca e dell’innovazione, il numero di laureati, il grado d’istruzione, i dati riguardanti il numero di “cervelli in fuga”, il tasso di fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini. Tutti questi confronti rilevano una significativa correlazione statistica, per cui la corruzione influenza ed è influenzata dai fattori che segnano la società in modo negativo.

Di seguito Vannucci ha elencato alcune tristi percentuali, di anni recenti, sull’oggetto della discussione: il 7% di cittadini italiani nell’ultimo anno si è visto chiedere una tangente, il 7,9% almeno una volta nella vita, il 2,7% delle famiglie almeno una volta negli ultimi tre anni, negli ultimi dodici mesi l’1,2%; inoltre nell’85% delle Grandi Opere la corruzione è riuscita a muovere le sue trame. Da questi ultimi dati si evince che le famiglie e i singoli, sebbene comunque interessati dal fenomeno della corruzione, vengono meno toccati dal problema rispetto agli enti pubblici.

Il relatore ha richiamato uno dei circoli viziosi già nominati: la corruzione e l’aumento della sfiducia del cittadino, per cui se c’è la percezione di un mare di disonestà è ancor più difficile riconoscere l’onestà.

Introducendo il tema conclusivo, ovvero come si può sconfiggere la corruzione, il professore toscano ha evidenziato il suo convincimento personale. Secondo Vannucci la si combatte non tanto inasprendo le pene, bensì aumentando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Partendo dal basso, bisogna controllare l’amministrazione pubblica in modo che si possa, attestando l’assenza della corruzione, accrescere la fiducia generale e con essa lo sviluppo.

Infine a conclusione della sua presentazione, il relatore è tornato al dipinto iniziale ma mostrando gli altri due affreschi su “Allegoria ed effetti del buon governo”: ecco la fioritura del Paese dove il governo non è corrotto. Sta ad ogni comunità decidere che Stato essere.

Luca Alberti