In occasione dell’esperienza di “alternanza scuola lavoro” abbiamo stilato il resoconto della conferenza, tenutasi alle 18 del mercoledì 20 marzo 2019 presso il Centro Veritas, dal titolo “Dislessia: sfida etica e professionale per famiglia, scuola, scienza e stampa”.

La sala era gremita per la folta presenza, oltre che di insegnanti e genitori, di giornalisti, poiché l’iniziativa attribuiva loro crediti formativi di deontologia necessari per l’obbligo di formazione permanente. I relatori sono stati Luciano Larivera (giornalismo), Isabella Lonciari (neuropsichiatria infantile), Guido Marinuzzi (insegnamento scolastico), Ilaria Vaccher (famiglie). Di seguito offriamo un resoconto.

 

LUCIANO LARIVERA: direttore Centro Culturale Veritas

La dislessia non è un handicap, ma un modo diverso di imparare, è causata da problemi neurologici. L’uso delle parole è cruciale quando si affronta la questione. “Disturbo” è il termine più tecnico e adatto ma spesso non viene utilizzato nel linguaggio comune. Per affrontare il problema è necessaria un’alleanza tra scuola, sanità e stampa. I giornalisti hanno un ruolo fondamentale, che è regolamentato dal Testo unico dei doveri del giornalista, in particolare nei seguenti articoli:

Art. 4 –   Nei confronti delle persone il giornalista applica le «Regole deontologiche relative al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica pubblicate, ai sensi dell’articolo 20, comma 4, del decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101. (Delibera n. 491)», previste dal D.Lgs 196/2003 e SS.II. sulla protezione dei dati personali, che fanno parte integrante del Testo unico al quale viene allegato.

Art. 5 – Nei confronti delle persone minorenni il giornalista applica la «Carta di Treviso» che fa parte integrante del Testo unico, al quale viene allegata.

Art. 6 – Il giornalista:

  • Rispetta i diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali, in analogia con quanto già sancito per i minori dalla «Carta di Treviso»;
  • Evita nella pubblicazione di notizie su argomenti scientifici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate;
  • Diffonde notizie sanitarie solo se verificate con autorevoli fonti scientifiche;
  • Non cita il nome commerciale di farmaci e di prodotti in un contesto che possa favorirne il consumo e fornisce tempestivamente notizie su quelli ritirati o sospesi perché nocivi alla salute.

 

ISABELLA LONCIARI: dirigente psicologo S.C. di Neuropsichiatria Infantile IRCCS Burlo Garofolo

Un disturbo dell’apprendimento è una condizione clinica causata da un deficit. È classificabile in quattro categorie: dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia. La dislessia ha un’origine neurobiologica con matrice evolutiva, dunque può essere presente anche negli adulti, soltanto negli ultimi anni però ha iniziato ad essere diagnosticata anche a loro. C’è una componente genetica, infatti il rischio di essere affetti da dislessia è maggiore se è già presente in famiglia.

Secondo i dati statistici i bambini con “disturbi specifici dell’apprendimento” (DSA), in Friuli Venezia Giulia, rappresentano il 3,1% del totale. Di questi soltanto l’1% sono stati diagnosticati. L’art. 3 della Costituzione e la legge 170/2010 danno alcune indicazioni basilari sulla tutela dei soggetti affetti da DSA. La dott.ssa Lonciari ha poi spiegato come la lettura necessita di un processo di automatizzazione della memoria. Esso, nei soggetti “normolettori” richiede un impegno attentivo che va diminuendo con la pratica e il passare degli anni; mentre nelle persone con questa caratteristica è sempre presente e molto alto.

La dislessia non è dunque un deficit di attenzione, ma è una sindrome che interessa tutte le aree della vita di un individuo, non solo quella scolastica. È inoltre una disabilità invisibile per due motivi principali: il primo riguarda la mancanza di marcatori biologici del disturbo; il secondo l’assenza di un’identità sociale al di fuori della scuola, per difficoltà relazionali nei casi più gravi di DSA.

I DSA comportano anche conseguenze psicologiche, spesso gravi, come per esempio: scarsa autostima, depressione ecc., perciò la psicoterapia è fondamentale per le persone che ne soffrono. Infine, gli aiuti scolastici forniti ai dislessici non devono essere confusi con delle scorciatoie, poiché le persone con DSA devono perseguire obiettivi sfidanti.

GUIDO MARINUZZI: psicologo, psicoterapeuta e docente presso l’I.S.I.S. Carducci-Dante di Trieste

Un decreto ministeriale del 2011 rende operativa la legge 170/2010. Essa è però profondamente diversa dalla legge 104/1992 che riguarda, invece, la tutela delle persone affette da disabilità. All’interno della 104 è previsto un percorso educativo individualizzato (PEI); invece nella 170 si concepisce un piano didattico personalizzato (PDP). Dunque un DSA non equivale a una disabilità.

Il “modulo buone prassi” è una scheda che l’insegnante di un individuo con DSA compila e invia al clinico (psicologo, psicoterapeuta). È fondamentale l’osservazione in classe, ovvero che l’insegnante presti attenzione ai comportamenti del bambino, in modo da segnalare tempestivamente alla famiglia i possibili casi di DSA, che devono però essere precisamente diagnosticati dall’Azienda Sanitaria. In ogni scuola, di ogni ordine e grado, è presente un insegnante che è referente DSA. Inoltre vengono messe in atto misure compensative e dispensative.

ILARIA VACCHER: psicologa e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione “Stelle sulla Terra”*

“Stelle sulla Terra” nasce dall’unione di genitori (mamme) per sostenere i figli al pomeriggio. Cosi è nato un doposcuola per bambini e ragazzi con DSA.

Durante il suo intervento la dott.ssa Vaccher ha letto un capitolo del libro autobiografico “Demone bianco” scritto da Giacomo Cutrera, scrittore dislessico. Questo capitolo tratta del suo studio domestico da ragazzo, che si rivela estremamente problematico a causa di stanchezza, sofferenza, delusione e continui rimproveri di scarso impegno provocati dai risultati negativi nonostante gli sforzi disumani.

La dott.ssa Vaccher ribadisce che gli obiettivi dei dislessici sono gli stessi dei “normolettori”, con l’unica differenza che i mezzi per raggiungerli sono diversi. La dislessia fa parte della normale variabilità di ognuno di noi all’interno di una classe, dunque non va stigmatizzata e la persona con questa caratteristica va sostenuta. Infine gli strumenti che possono facilitare lo studio sono i libri digitali, gli audiolibri, l’uso del computer e di mappe concettuali appropriate.

Chiara Zorn e Irene Franzolin

III H Liceo linguistico Francesco Petrarca, Trieste

* “Stelle sulla Terra” è il titolo di un film indiano del 2007 che racconta la storia di un bambino dislessico, su youtube il film integrale